Nei Palchi della Scala 1778-1921
Mappa digitale

Da questa pagina è possibile accedere alla  mappa digitale dei proprietari dei palchi del Teatro alla Scala.

Lo studio che ne ha permesso la redazione, realizzato dal Teatro alla Scala insieme al Conservatorio G. Verdi di Milano e alla Biblioteca Nazionale Braidense con il coordinamento di Franco Pulcini, ricostruisce minuziosamente questa storia fino al 1920, anno in cui inizia l’esproprio dei palchi in seguito alla costituzione dell’Ente Autonomo. La ricerca è stata condotta da studenti e diplomati del Conservatorio selezionati mediante un bando per borse di ricerca, con il controllo scientifico di Pinuccia Carrer, Antonio Schilirò e Massimo Gentili Tedeschi per la Biblioteca Braidense.
La mappa digitale  è una riproduzione grafica del Teatro (tutti i disegni sono di Gianluca Biscalchin) in cui tutti i 155 palchi sono numerati e cliccabili. Cliccando su ogni palco si accede alla relativa scheda storica e alla cronologia dei proprietari. Per ciascuno dei 1325 palchettisti è stata redatta una scheda specifica. Per rendere più facilmente leggibili le trasformazioni sociali è possibile applicare una serie di filtri che evidenziano connotazioni sociali, di status o di genere dei proprietari (per esempio uomini o donne; nobili, musicisti, imprenditori, benefattori, ecclesiastici, famiglie o enti). Si ottiene così un’immagine delle trasformazioni sociali nel Teatro e nella città attraverso i decenni, anche incrociando i filtri con la cronologia che suddivide la storia scaligera nelle diverse epoche restituendo la composizione della proprietà per periodi o anche anno per anno.
Gli approfondimenti offrono invece dieci percorsi che completano la mappa con cenni storici tra l’altro sulla nascita del Teatro, l’arredamento dei palchi, la pratica del gioco d’azzardo fino alla costituzione dell’Ente Autonomo. Una pagina è dedicata alla rilevante presenza femminile tra i proprietari; particolare interesse riveste anche l’approfondimento sugli ospiti poiché molti protagonisti della vita culturale milanese, da Stendhal a Manzoni e alla contessa Maffei, frequentavano assiduamente i palchi senza possederne uno.